Bruno Di Venuta è stato protagonista di un confronto acceso con l'Ufficio Tributi altavillese, che ha portato a dichiarare non validi i tributi relativi alla tassa sulla spazzatura per le parti condominiali conferite al nostro Comune dal 2007. E i cittadini che hanno pagato? Potrebbero chiedere il rimborso totale delle cifre versate. Ma in quanti lo sanno? E cosa fa il Comune per informare i cittadini sui loro diritti?
di Bruno Di Venuta
Mentre nella vicina Albanella, per i buoni risultati ottenuti nella raccolta differenziata, l’imposta Tarsu 2010 è stata ridotta del 20%, ad Altavilla, malgrado i riconoscimenti esterni (come comune riciclone) più volte vantati in questi anni dall’amministrazione precedente, si va in controtendenza ed addirittura, anziché diminuire la tassazione, l’Uffico Tributi del comune di Altavilla ha cercato di far pagare, a partire dall’anno 2007, la tassa anche su parti immobiliari, che gli art. 5 ed 8 dal regolamento comunale Tarsu, vigente nel comune, rendono non assoggettabili al tributo. Dal lontano 2007 ad alcuni (e solo ad alcuni) condomini altavillesi, è stato chiesto di versare il tributo accertato dall’ufficio e malgrado le continue segnalazioni e comunicazioni nelle quali il contribuente evidenziava l’iniquità della tassazione, l’Ufficio, anziché verificare le continue contestazioni dei contribuenti, ha pensato bene di andare avanti fino ad attivare la procedure dell’accertamento del non riscosso.
L’art. 5 (comma 2 punto c) del Regolamento Comunale indica non tassabili le parti comuni del condominio di cui ai numeri 1 e 3 dell'art, 1117 del Codice Civile (ovvero: "il suolo su cui sorge l'edificio, le fondazioni, i muri maestri, i tetti e i lastrici solari, le scale, i portoni d'ingresso, i vestiboli, gli anditi, i portici, i cortili e in genere tutte le parti dell'edificio necessarie all'uso comune"). Inoltre la stessa previsione è rafforzata anche dall’art. 8 dello stesso regolamento, ovvero “nel caso in cui venisse accertata la produzione di rifiuti nelle parti condominiali, il Comune, ai sensi dell'art. 63 del D.Lgs. 507/1993, puo’ aumentare la superficie tassabile dei singoli condomini secondo una apposita tabella creata dall’ufficio stesso".
Per ben quattro anni e fino al 18 agosto 2011, l’Ufficio tributi ha riscontrato verbalmente, con risposte evasive e in qualche caso anche ridicole, che l’imposta era più che legittima in quanto era stata invocata verbalmente una norma di legge che, se esistesse, sicuramente nella gerarchia delle fonti potrebbe essere superiore al regolamento, ma non è stata mai indicata sia in modo formale che informale in quanto sicuramente non applicabile al caso, o ai casi, individuato/i dall’ufficio. Malgrado le proteste ed i chiarimenti richiesti dai cittadini e a loro spettanti per legge, nel mese di giugno viene recapitato ai condomini inadempienti il ravvedimento Equitalia per il mancato pagamento delle somme addebitate dall’Ufficio. A nulla sono valse, ancora una volta, le richieste di chiarimenti, debitamente protocollate ed inviate all’Ufficio Tributi nel mese di giugno dimostrando, così, di agire in palese violazione di legge sia per quanto riguarda l'applicazione della Tarsu che per il mancato rispetto dei termini del relativo procedimento amministrativo.
La ‘querelle’ si riesce a sbloccare solo grazie all’intervento del vicesindaco Franco Cembalo e del sindaco Antonio Marra i quali, essendo stati messi a conoscenza di quanto accaduto, hanno chiesto al Segretario Comunale (responsabile del personale) di fare i dovuti controlli e verifiche su quanto denunciato dal contribuente. Il risultato della verifica è arrivato dopo poche ore e il risultato è che gli atti emessi dal 2007 fino ad oggi sono risultati impropri e quindi da ritirare ed annullare.
Domanda: e i condomini che in questi anni hanno versato l’imposta? L’ufficio dovrebbe rimborsare gli importi riscossi secondo quanto previsto dalle normative vigenti in materia.
Gli interrogativi sul comportamento tenuto dall’Ufficio, su tutta questa vicenda, sono tanti e ciò che più colpisce è stata l’arroganza mostrata verso il contribuente, che ha dimostrato la totale mancanza di conoscenza dei termini "trasparenza", "partecipazione" e "disponibilità" che, come richiesto dalle Autorità amministrative nazionali, dovrebbero essere i fiori all’occhiello della Pubbica Amministrazione, sia centrale che Locale.
Basta fare una piccola consultazione in Internet e leggere che “trasparenza e partecipazione sono i pilastri basilari delle regole di condotta della pubblica amministrazione, che consentono alla parte privata, ovvero il cittadino, di comprendere appieno le decisioni adottate, confermando la tendenziale coincidenza tra obiettivi perseguiti e utilizzo del potere conferito". La norma dispositiva di riferimento è dettata dall’articolo 3, della legge n. 241 del 1990 del procedimento amministrativo e riguarda la formazione degli atti amministrativi in contraddittorio con gli interessati, "dovendo sempre comunicare agli stessi l’avvio del procedimento, segnando una regola aurea di civiltà giuridica non potendo, la pubblica amministrazione, interferire con il privato cittadino senza garantire alcuna forma di partecipazione”. La partecipazione esprime, nella sua semplicità, la possibilità di accedere alla documentazione amministrativa e il diritto di presentare memorie e documenti che l’amministrazione pubblica ha l’obbligo di valutare prima di emettere il provvedimento finale.
Dopo questa triste esperienza credo che in mancanza, nel nostro Comune, di uno sportello che tuteli i diritti dei cittadini, sia urgente la nascita del tanto sospirato Comitato Cittadino perché i cittadini devono essere tutelati nei propri interessi, evitando così di essere tartassati con eventuali imposizioni inique ed illegittime. Bisogna dare la possibilità, senza alcuna preclusione e nei termini stabiliti dalla normativa vigente, di verificare quanti e quali sono i cittadini contribuenti iscritti, con le relative competenze, nei diversi ruoli dei tributi comunali. Si può pagare meno solo se pagano tutti!
Nessun commento:
Posta un commento