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Giuseppe D'Avanzo

25/05/11

Post-elezioni. Un’altra Altavilla è possibile?


Altavilla Silentina, come tutti ormai sapete, dal 16 maggio ha un nuovo sindaco, nella persona di Antonio Marra, e una nuova amministrazione comunale. Ma abbiamo una nuova Altavilla all'indomani del voto?

Bilanci
Innanzitutto, gli amministratori espressi gravitano nel circuito politico altavillese quasi tutti da un po’ di tempo. La lista Marra, che ne era un concentrato, ha conseguito il 52,09%, contro il 23,41% della lista di Michele Gallo (quella con più volti nuovi sulla scena politica) e il 22,65% della lista Baione, che rappresentava la precedente amministrazione Di Feo meno qualche fuoriuscito.

Altro aspetto da sottolineare è l’elevatissima affluenza alle urne: sui 6022 altavillesi aventi diritto al voto, si sono espressi in 4984: 2529 donne e 2455 uomini, segno che il problema delle donne altavillesi non è affatto il disinteresse bensì una certa reticenza a scendere in campo in prima persona. 
Abbiamo avuto un'affluenza totale dell’82,76%, con punte dell’88% nella zona di Falagato e Scanno. Nel capoluogo ha votato il 75,79%, contro l’86,16% nelle contrade: 10 punti di differenza, segno di una motivazione più forte a far sentire la propria voce da parte della periferia.
Gli altavillesi hanno punito la scorsa amministrazione, ma con dei distinguo importanti e non al punto da abbatterne anche una rappresentanza di opposizione (due i consiglieri di minoranza eletti in questa lista, al pari di quelli della lista Gallo). E questo nonostante il lunghissimo strascico di lamentele che si protrae ormai da anni e in maniera enormemente diffusa tra la gente.
Se è vero che l’ex primo cittadino Antonio Di Feo ha raccolto soli 60 voti, Enzo Giardullo, ex vicesindaco con lo stesso Di Feo, ha riscosso come candidato dell’avversa lista Marra il sostegno di ben 230 persone. Di questi, 110 solo a Borgo Carillia, suo alveo d’origine. Un successo inspiegabile, se si restasse su un piano esclusivamente politico, dal momento che il personaggio in questione era contemporaneamente schierato con coalizioni opposte, con buona pace della teorica diversità delle idee politiche rappresentate dall'una e dall'altra parte.
Un altro discorso da farsi è proprio quello di contrada. Oltre a Giardullo, stravotato a Carillia, come abbiamo visto, Giuseppe Polito ha incassato ben 122 preferenze nella sua Cerrocupo, su un totale di 209 voti.

Un voto feudale 
Ciò che è davvero vecchio è il modo di esprimere i propri rappresentanti: ad Altavilla, ce lo ripetiamo ormai da anni, la preferenza elettorale viene attribuita per amicizia o legami personali di vario tipo, a partire da quello familiare, quasi come fosse un dovere o una necessità.
Gli altavillesi sono andati a votare in massa, ma non hanno espresso (generalmente parlando) un voto politico, bensì familistico (sì, intendo proprio nel senso di degenerazione della famiglia), clientelare e territoriale. Insomma, un voto feudale.
Ma i proponenti in campo hanno fatto proprio di tutto perché non si votasse così?

C'era alternativa?
Noi spettatori abbiamo assistito a una lunghissima quanto blindata campagna acquisti di candidature, con tentativi di accordo fra i diversi proponenti (un classico per evitare la dispersione dei voti), a volte andati in porto, a volte falliti.
Abbiamo visto svelate le carte solo e soltanto al momento della consegna delle liste all’ufficio comunale preposto lo scorso 16 aprile.
Abbiamo visto timidi – e poco credibili – accenni dell'ultima ora (quando erano già noti gli attori della scena politica) alla formazione di movimenti politici da parte di giovani, rappresentanti dell’associazionismo locale o solo di se stessi.
Alcuni si sono mossi nel tradizionale solco della scelta di candidati che esprimono famiglie ampie (e cosa c’è di più feudale di questo?).
Ciò che ho potuto spesso constatare osservando gli animi accendersi durante la battaglia elettorale è stato una difesa a priori del proprio candidato preferito. Sostegno spesso non seguito da alcuna motivazione espicita. Voto Ciccio perché mi piace Ciccio. Bene, in questo dov’è l’espressione politica? Dov'è l'idea che si sostiene e in cui si crede?

La vera novità è lo sviluppo integrato e sostenibile. O, meglio, lo sarà (forse)
Ho visto un programma sostanzialmente innovativo in quello presentato dalla lista di Michele Gallo: una crescita sostenibile per Altavilla, verso una frontiera turistica che porta allo sviluppo integrato, di sistema, di vari comparti, consentendo il coinvolgimento di figure più o meno specializzate e di diversi settori (anziché di poche categorie di specialisti): dall’operaio al diplomato al laureato. Uno sviluppo realmente percorribile, oggi, per una realtà di provincia come Altavilla, al di fuori di una poco realizzabile - per fortuna - dimensione industriale. 
Un progetto del genere però, proprio perché di sistema, richiede un lavoro continuo da cui si raccoglie a medio-lungo termine (e questo va fatto accettare alle persone), ma di cui tutti prima o poi beneficeranno. Un cambio di mentalità che richiede sforzo per determinarsi e necessita del coinvolgimento di tutti gli operatori sociali: associazioni (soprattutto nuove), parrocchie, intellettuali…
Mentre ho sentito davvero molto poco – da parte di tutti – dibattere sui punti dei programmi, più spesso ho osservato attacchi verso aspetti più o meno personali e poco attinenti alla gara su cui ci si confrontava.
Insomma, poca, pochissima politica.

Serve una cultura politica 
Del resto, cari concittadini, vedete in giro circoli di partito che militano in modo credibile ad Altavilla da qualche anno a questa parte? Io no, a parte un fantasma di nome “Pd” (ricordo solo una sua azione rilevante negli ultimi anni: quella a Serre contro la discarica) pure conteso e continuamente a rischio scissioni. Per di più, gli esponenti di quel circolo sono rimasti delicatamente fuori dalla militanza amministrativa. Vedremo cosa farà il neonato Sel di Sergio Di Masi, candidato - non eletto - con Gallo.
Vorrei essere chiara. Quando parlo di politica non mi riferisco soltanto all’espressione di un partito ma, più in generale, a un’idea di militanza: entro in scena perché voglio lavorare in quella direzione per il mio territorio. Insomma, un orizzonte ideale da condividere con le persone nel tempo e quotidianamente e sulla base del quale, se necessario, fare opposizione quando non si vince. 
A proposito, cosa ha significato negli ultimi dieci anni fare opposizione ad Altavilla? L’unico esempio di denuncia che io ricordi nell’ultima amministrazione è un manifesto rovente da parte di Enzo Giardullo...Che, però, faceva parte della maggioranza!
Programmi, idee, opinioni, insomma, un pensiero politico, un pensiero di sviluppo per il proprio territorio: è questo che deve essere messo in campo giorno dopo giorno, negli anni, non per un mese (quello che precede le elezioni) ogni quinquennio.
Ad Altavilla c’è bisogno di tornare a fare politica, quella vera, con continuità e serietà. C’è bisogno di metterci la faccia e metterla dietro a un’idea in maniera costante e anche fuori dalla competizione. Occorre costruire una nuova mentalità, lavorando per cinque anni e anche dopo una eventuale sconfitta. Dimostrando, così, davvero di crederci.
Se così non sarà, la gente continuerà a votare per l’amico, per il parente e comunque per interesse personale. Del resto, come biasimarla se non conosce una vera frontiera alternativa e convincente di interesse collettivo? 
Ad Altavilla bisogna costruire questo: una nuova frontiera dell’interesse collettivo contro l’individualismo egoista, su cui potranno sempre proliferare politicanti in vena di promesse facili quanto misere, come il favore personale o il piccolo intervento ‘sotto casa’. Che sono tutto tranne che politica. Anzi, sono la morte della politica: il trionfo del bene personale sul bene di tutti.
Costruire un’idea forte negli anni, rendersi credibile con l’esempio giorno dopo giorno. Aggregare energie, fare squadra, senza personalismi. Dimostrare che quell’idea la si può realizzare non solo con la ‘buona volontà’, tanto apprezzata dagli altavillesi (anche se solo come affermazione di principio) ma, soprattutto, e lo dico con forza, con le competenze necessarie a sostenere quell’idea. Con una squadra forte di idee e delle competenze per metterle in piedi.

Ritorno allora alla domanda iniziale. Una nuova Altavilla è possibile? Certamente, ma solo se si affermerà una nuova mentalità che, attenzione, non gemmerà come per miracolo dalle nuove generazioni. Per affermare un’idea di sviluppo collettivo e di benessere per tutti (e sottolineo per tutti, al di là delle singole teste e delle contrade), occorre costruirla giorno per giorno
Chi ne è responsabile? Chiunque abbia in testa un’Altavilla migliore, a partire da chi si propone oggi sotto le luci della ribalta politica. 
Credo che la scintilla di un nuovo modo di pensare la cosa pubblica si sia accesa. Tutto sta a non farla spegnere di nuovo.





1 commento:

B. Di Venuta ha detto...

Analisi perfetta. complimenti per l'articolo!