Quella che segue non è una smentita, ma una precisazione sull'encomio dato dall'Amministrazione comunale al Comando dei Carabinieri di Altavilla Silentina. Fatta in prima persona.
Tradizionalmente negli articoli giornalistici non si parla in prima persona, ma qui posso farlo perché, come chi ci legge da qualche mese sa, questo è un blog che gioca a fare il giornale (e magari un giorno lo diventerà, chi può dirlo), con l'intento sincero di spingere le persone, e soprattutto i giovani, a riflettere su quanto accade attorno a loro, nel contesto più prossimo della propria comunità. Un intento che, come credo supporrete, non può che nascere dal grande legame tra chi ha deciso di avviare questo progetto e la sua comunità.
Questo blog nasce anche dalla volontà di chi, certificato giornalista o quasi tale, non riesce a non usare un qualche aggeggio che faccia brillare quegli strani e incredibili oggetti contundenti chiamati 'parole' per poter intervenire in qualche modo in ciò che accade attorno a sé, soprattutto quando ciò che accade lo amareggia o lo fa sentire impotente.
Quello è un desiderio genuino di fare qualcosa, nel proprio piccolo, come mi diceva proprio oggi il mio saggio amico Manuel, ognuno con i mezzi che ha (e che a volte sono i più imprevedibili), per migliorare il posto in cui vive o a cui lo lega un affetto inalienabile.
Quelli come me, come Manuel, come Tiziana, sanno che affetto vuol dire responsabilità. Per questo scelgono di non esimersi dall'intervenire per la crescita della realtà che amano e lo fanno come possono e come sanno, spesso mettendosi in gioco e rischiando, ma sempre scegliendo di stare al di qua della siepe, mai dietro ad essa.
Di solito negli articoli non si fanno neppure questi lunghi sproloqui iniziali, perché si va dritti al sodo.
Questo blog esiste dal 7 gennaio e conta 1500 visite nell'ultimo mese, da parte di 800 visitatori circa che, a leggerli così, pochi non sono, anzi. E i nostri 800 lettori ci fanno sentire ancora più responsabili di quello che scriviamo.
Il 6 aprile scorso, in questo post, avevo scritto a proposito dell'attribuzione di un encomio solenne al Comando dell'Arma dei Carabinieri di Altavilla Silentina che, in un'operazione pare molto delicata, aveva riportato nel nostro paese la tanto amata effigie della Madonna di Montevergine, dopo il trafugamento di alcuni giorni prima da parte di ignoti.
Visto che mi sono concessa il lusso 'da blogger' (quale sono) di parlare in prima persona, ne approfitto per sottolineare quale sia e quale sia sempre stato il mio rispetto per la 'divisa' e quanto profonda sia da sempre la mia ammirazione per chi la indossa e per chi quotidianamente mette a rischio la propria incolumità per difendere la nostra. Chi mi conosce non ha bisogno di dubitarne. Ahimé, quelle parole sono state lette male, forse per disattenzione mia nello scriverle o per disattenzione di chi le ha lette o, ancora, per l'ansia di chi nel leggerle si è letto in un certo modo.
Ma non importa, non mi interessa. Non devo difendere i miei intenti né la mia (mai presunta, vi assicuro) bravura di comunicatore. Dicono che chi, come me, fa questo lavoro un po' presuntuoso deve pur esserlo, tuttavia la presunzione è sempre stata quella cosa verso cui ho più di ogni altra provato repulsione, sentendola affatto mia e soffrendo tantissimo tutte quelle (rare ma dolorose) volte che me la sono sentita appiccicare addosso per qualche strana incomprensione del caso.
Detto questo, è mio dovere, per la stima che nutro nei confronti dell'Arma, così come per la responsabilità che sento verso chi dedica anche un solo minuto del suo tempo a seguire le righe più o meno sensate che emetto, precisare cosa le parole di quel post volevano dire e, soprattutto, a chi erano indirizzate.
Com'è ovvio, non si può biasimare chi riceve un premio, ma tutt'al più chi quel premio tributa. In questo caso, come ho anche scritto, è stato bello vedere i rappresentanti delle Forze dell'ordine sfilare in alta uniforme per le strade di Altavilla: sono un lustro alla sua cittadinanza. Così come, va da sé, non volevo mettere in discussione la liceità dell'attribuzione né il merito dei destinatari. E quello a cui mi riferivo quando ho parlato di sicurezza non era certo l'impegno delle divise blu nei confronti della nostra cittadinanza, ma quello che l'Amministrazione pubblica avrebbe dovuto e dovrebbe, a mio parere, riservare, direttamente e costantemente, ai beni culturali, che rappresentano una risorsa inestimabile per una comunità. In particolare, la chiesa della Madonna di Montevergine, pur cappella privata (del resto tutte le chiese in qualche modo lo sono, proprietà privata, ma anche luogo della nostra identità collettiva), non era provvista di alcun allarme o protezione dal furto. Neanche minima.
Più sicurezza, senza più nascondersi dietro alla non competenza sui beni privati, è quello che un'istituzione locale dovrebbe riservare al patrimonio culturale di un comune, soprattutto piccolo, come quello altavillese. Anche perché il privato potrebbe non farcela economicamente (e, del resto, non è neppure giusto che si faccia carico della custodia di un oggetto che rappresenta un valore per l'intera collettività).
Vogliamo parlare delle altre opere d'arte (e di valore artistico assodato) custodite quasi esclusivamente all'interno delle nostre mura sacrali? O piuttosto della messa in sicurezza di luoghi di pubblica frequentazione, come la cappella del Carmine o di quella di Sant'Antonino, le cui volte sono - a detta, pubblicamente, di ingegneri - a rischio crolli?
Si può, in questi casi, voltare la faccia come tutori del bene pubblico, affermando di non avere competenza su quello che è un perimetro privato ma soggetto a grande affluenza pubblica o custode di gioielli di pubblico valore (materiale o immateriale)?
Secondo me no. Era questo che, forse infelicemente, cercavo di affermare nel mio articolo sull'encomio ai Carabinieri di Altavilla: cari amministratori, difendetele prima le opere di interesse comune, così darete sì meno encomi, ma almeno i nostri amici in divisa potranno occuparsi di fatti non prevenibili da un buon amministratore. Considerarlo un pretesto per attaccare la pubblica amministrazione sarebbe, credo, sminuente. No, è un appello diretto alla responsabilità su questo preciso tema.
Non so voi, ma io, come cittadina, preferirei meno riconoscimenti ufficiali - per quanto sacrosanti e più che giustamente meritati a posteriori, come in questo caso - e una maggiore prevenzione di certi misfatti.
Anche dato che la statua, per quanto rientrata, un certo danno l'ha riportato. Ovviamente, non per colpa dei Carabinieri. Ma meglio precisarlo, stavolta.
Prima di tornare alla terza persona, voglio ringraziare tutti i lettori, compreso chi mi ha dato lo spunto per questa precisazione, che è il frutto dell'attenzione, già importante, verso questa creatura virtuale fatta di parole. Una creatura che ci siamo impegnati e ci impegniamo a far crescere per un solo scopo: occhi sempre aperti per il bene della collettività, che passi per lo stigma di chi la trascura o per il lustro di chi la difende e tutela. E di fronte a questi ultimi, per essere precisi, ci togliamo ogni volta il cappello.
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