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Giuseppe D'Avanzo

02/05/12

Il Castello sede del Comune. A pro di chi?

Dopo l'abbandono seguito all’acquisto nel 1998 da parte di un imprenditore napoletano, il Castello di Altavilla è stato nuovamente messo in vendita. Il sindaco Antonio Marra ha dichiarato a nome dell’amministrazione di volerlo acquistare. Ma a che pro?

Il Castello di Altavilla oggi
“L’amministrazione comunale è intenzionata ad acquistare il Castello di Altavilla”. È quanto dichiarato dal sindaco Antonio Marra subito dopo Pasqua. “È un’idea che abbiamo nel cassetto da sei mesi”. E per farci cosa? “Trasferirci gli uffici municipali”. Iniziativa lodevole, verrebbe subito da pensare. E lo sarebbe stata davvero, in assenza di un’alternativa concreta di recupero dell’immobile storico di cui sono rimasti solo i muri portanti, una ceramica antica e una cappella. Ovviamente resta intatto il valore storico del bene, primo atto, oltre un millennio fa, della fondazione del borgo altavillese da parte dei Normanni di Roberto il Guiscardo.
Ho saputo dell’intenzione di acquistare il Castello da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Marra nel momento in cui sono andata a proporgli, in veste di esperta di marketing, un progetto di valorizzazione a scopo turistico-ricettivo del Castello e del centro storico di Altavilla. Ma non basta. Ci sono persino andata insieme ad un albergatore e potenziale acquirente per parlargli di questo progetto che avrebbe trasformato la struttura in albergo, quindi con un indotto reale per l’economia cittadina. Pensate soltanto all’impiego di personale del posto per i servizi turistico-alberghieri, alle convenzioni con i ristoranti o alla possibilità di lavoro per i commercianti e i piccoli artigiani altavillesi. Ma il nostro Sindaco è sembrato totalmente indifferente a questo progetto pubblico-privato di sviluppo economico del nostro territorio. E ha ribadito le sua intenzioni di acquisto e ristrutturazione. “Nessuno scopo ricettivo”, ha inoltre precisato.
In effetti, quella della sede comunale sita nella rocca del borgo non è una novità ed è, anzi, un’idea all’apparenza suggestiva. Ma in un borgo come Altavilla, in cui si fa fatica a recuperare persino i soldi per tirare su un muro (anch'esso storico) crollato e in cui qualsiasi tipo di intervento, anche necessario, si scontra con le difficoltà delle casse pubbliche, rappresenta proprio una priorità? Riformulando, i due o tre milioni di euro, previsti tra acquisto e lavori di ristrutturazione edilizia, necessari per un’operazione del genere non potrebbero essere impiegati in opere più urgenti sotto il profilo funzionale e infrastrutturale? Si pensi alla rete viaria o ad altri tipi di servizi socio-culturali (ditene uno: ad Altavilla manca). Qualche esempio specifico? In primis, le strade, ovunque insicure e piene di buche (quella nella curva in zona Tempa di Pilato è pericolosamente lì da almeno un anno). Un centro storico sporco e in condizioni strutturali sempre più fatiscenti, che mettono in pericolo anche la sicurezza dei cittadini, in alcuni punti. Una piastra parcheggio, ventennale incompiuta, che dovrebbe includere un auditorium comunale e che è invece un eco-mostro di pilastri e cemento che svetta all’ingresso del borgo. Metano: questo sconosciuto. Digital divide: l’adsl non copre ancora del tutto il territorio comunale, lasciando nel secolo scorso una parte dei cittadini, che si stanno arrangiando a proprie spese. Una biblioteca comunale andata in pensione insieme al funzionario che se ne occupava. Potremmo continuare.
Pochi mesi dopo le ultime elezioni, mi sono avvicinata al sindaco con una proposta culturale che doveva prevedere l’impiego di giovani e la risposta è stata: “non ci sono soldi”. A questo punto mi chiedo: con quali soldi l’attuale amministrazione intende acquistare il Castello? La risposta è una sola: con i nostri soldi. Per che cosa? Per un’operazione che non ha alcun ritorno socio-economico sulla collettività.
Concludendo, in maniera un po’ amara, mi chiedo: quali sono le speranze di sviluppo in un Comune in cui i cittadini che hanno proposte di valorizzazione e crescita economica per il territorio non vengono ascoltati? Qual è il motivo di questa sordità e mancanza di collaborazione? E come si può giustificare? Il tema, a fronte di un’emigrazione forzata che è diventata ormai la regola per le nuove generazioni, è serio e non può passere inosservato.
Il rischio è che, alla fine, i soldi per acquistare il Castello non ci saranno, i progetti pubblico-privati saranno stati scoraggiati e arriverà forse un nuovo ignoto acquirente. O il crollo.
Nel frattempo, bisognerebbe forse ricordarsi che ormai da tempo Altavilla non è più un feudo e il suo Castello non è più una sede baronale. Ma una opportunità di crescita potenzialmente straordinaria per tutti i suoi abitanti. 

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