Dopo l'abbandono seguito all’acquisto nel 1998 da parte di un
imprenditore napoletano, il Castello di Altavilla è stato nuovamente messo in
vendita. Il sindaco Antonio Marra ha dichiarato a nome dell’amministrazione di
volerlo acquistare. Ma a che pro?
Il Castello di Altavilla oggi |
“L’amministrazione comunale è intenzionata ad acquistare il Castello di
Altavilla”. È quanto dichiarato dal sindaco Antonio Marra subito dopo
Pasqua. “È un’idea che abbiamo nel
cassetto da sei mesi”. E per farci cosa? “Trasferirci gli uffici municipali”. Iniziativa lodevole, verrebbe
subito da pensare. E lo sarebbe stata davvero, in assenza di un’alternativa concreta
di recupero dell’immobile storico di cui sono rimasti solo i muri portanti, una
ceramica antica e una cappella. Ovviamente resta intatto il valore storico del
bene, primo atto, oltre un millennio fa, della fondazione del borgo altavillese
da parte dei Normanni di Roberto il Guiscardo.
Ho saputo dell’intenzione di
acquistare il Castello da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Marra
nel momento in cui sono andata a proporgli, in veste di esperta di marketing,
un progetto di valorizzazione a scopo turistico-ricettivo del Castello e del
centro storico di Altavilla. Ma non basta. Ci sono persino andata insieme ad un
albergatore e potenziale acquirente per parlargli di questo progetto che avrebbe
trasformato la struttura in albergo, quindi con un indotto reale per l’economia
cittadina. Pensate soltanto all’impiego di personale del posto per i servizi turistico-alberghieri,
alle convenzioni con i ristoranti o alla possibilità di lavoro per i commercianti
e i piccoli artigiani altavillesi. Ma il nostro Sindaco è sembrato totalmente
indifferente a questo progetto pubblico-privato di sviluppo economico del
nostro territorio. E ha ribadito le sua intenzioni di acquisto e
ristrutturazione. “Nessuno scopo ricettivo”, ha inoltre precisato.
In effetti, quella della sede
comunale sita nella rocca del borgo non è una novità ed è, anzi, un’idea all’apparenza
suggestiva. Ma in un borgo come Altavilla, in cui si fa fatica a recuperare
persino i soldi per tirare su un muro (anch'esso storico) crollato e in cui qualsiasi tipo di
intervento, anche necessario, si scontra con le difficoltà delle casse
pubbliche, rappresenta proprio una priorità? Riformulando, i due o tre milioni
di euro, previsti tra acquisto e lavori di ristrutturazione edilizia, necessari
per un’operazione del genere non potrebbero essere impiegati in opere più
urgenti sotto il profilo funzionale e infrastrutturale? Si pensi alla rete
viaria o ad altri tipi di servizi socio-culturali (ditene uno: ad Altavilla
manca). Qualche esempio specifico? In primis, le strade, ovunque insicure e
piene di buche (quella nella curva in zona Tempa di Pilato è pericolosamente lì
da almeno un anno). Un centro storico sporco e in condizioni strutturali sempre
più fatiscenti, che mettono in pericolo anche la sicurezza dei cittadini, in
alcuni punti. Una piastra parcheggio, ventennale incompiuta, che dovrebbe includere
un auditorium comunale e che è invece un eco-mostro di pilastri e cemento che
svetta all’ingresso del borgo. Metano: questo sconosciuto. Digital divide: l’adsl
non copre ancora del tutto il territorio comunale, lasciando nel secolo scorso
una parte dei cittadini, che si stanno arrangiando a proprie spese. Una
biblioteca comunale andata in pensione insieme al funzionario che se ne occupava.
Potremmo continuare.
Pochi mesi dopo le ultime
elezioni, mi sono avvicinata al sindaco con una proposta culturale che doveva
prevedere l’impiego di giovani e la risposta è stata: “non ci sono soldi”. A
questo punto mi chiedo: con quali soldi l’attuale amministrazione intende acquistare
il Castello? La risposta è una sola: con i nostri soldi. Per che cosa? Per un’operazione
che non ha alcun ritorno socio-economico sulla collettività.
Concludendo, in maniera un po’
amara, mi chiedo: quali sono le speranze di sviluppo in un Comune in cui i
cittadini che hanno proposte di valorizzazione e crescita economica per il
territorio non vengono ascoltati? Qual è il motivo di questa sordità e mancanza
di collaborazione? E come si può giustificare? Il tema, a fronte di un’emigrazione
forzata che è diventata ormai la regola per le nuove generazioni, è serio e non
può passere inosservato.
Il rischio è che, alla fine, i
soldi per acquistare il Castello non ci saranno, i progetti pubblico-privati
saranno stati scoraggiati e arriverà forse un nuovo ignoto acquirente. O il
crollo.
Nel frattempo, bisognerebbe forse
ricordarsi che ormai da tempo Altavilla non è più un feudo e il suo Castello
non è più una sede baronale. Ma una opportunità di crescita potenzialmente
straordinaria per tutti i suoi abitanti.
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