Aldo Colucciello è un antropologo che ha deciso di venire a studiare la festa di Sant’Antonio ad Altavilla. Per la sua attività serve il sostegno economico degli attori locali, che hanno tutto l’interesse a promuovere, anche in termini culturali, il nostro territorio.
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L'antropologo Aldo Colucciello ad Altavilla Silentina |
Nei giorni della festa di Sant’Antonio di quest’anno, l’associazione Argonauta, presieduta dall’altavillese Virgilio Mari, ha ospitato un interessante convegno tenuto dall’antropologo Aldo Colucciello e dedicato alle Cente, come espressione culturale tipica di molti rituali sparsi un po’ in tutto il sud del mondo. L’antropologia si occupa proprio di studiare i comportamenti umani all’interno delle comunità e delle società.
Nell’ambito dei suoi studi, Aldo Colucciello è interessato ad avviare una ricerca ad Altavilla Silentina, incentrata sulla festa di Sant’Antonio. Obiettivo: creare un video documentario sulla festa altavillese per antonomasia.
“La ricerca, e quindi il prodotto finale, si muoverà su due livelli: uno tecnico e uno divulgativo”, mi spiega Aldo, che è alla ricerca di finanziamenti per quest’attività.
“Per una ricerca completa occorrerebbe un anno di lavoro, durante il quale mi trasferirei ad Altavilla”. Una ricerca per cui occorrerebbero almeno 20 mila euro. Aldo è comunque intenzionato a portare avanti lo studio, anche se in maniera ridotta e non certamente esaustiva.
“Nel caso in cui non dovessi trovare i finanziamenti, organizzerò uno stage autofinanziato di dieci-dodici giorni, compreso quello della festa”. La sua associazione,
Brio (che sta per “Brillanti realtà in osservazione”), organizza, infatti, delle ‘battute’ di documentazione foto e video per esperti o amatori, che si autofinanziano. Ma non sarebbe la stessa cosa, ovviamente.
Inutile dire che la ricerca di Aldo sulla festa di Sant’Antonio sarebbe un modo per valorizzare le risorse culturali del nostro territorio, anche in un’ottica di interesse turistico. “I vettori culturali possono realmente muovere l’economia di un territorio. E un turismo culturale è un turismo di nicchia, che attira esperti e appassionati ed è sicuramente un turismo sostenibile”, afferma Aldo. Ecco il motivo per cui gli enti locali, ma anche gli attori economici del nostro territorio hanno tutto l’interesse a sponsorizzare una ricerca di questo tipo. “La Campania”, aggiunge, infatti, Aldo, “ha un grosso problema: realtà e città principali attraggono gente da tutto il mondo, mentre l’entroterra resta totalmente fuori da questi flussi”. Flussi turistici – e quindi economici – assolutamente di qualità, come ci dicevamo prima.
Uno degli approcci di ricerca preferiti da Aldo è quello della cosiddetta “antropologia visuale”, in cui si racconta attraverso l’immagine, riducendo il più possibile il testo, che è sempre, in qualche modo, veicolo di interpretazione. Con questa tecnica, Aldo ha effettuato degli stage documentaristici in Messico, in occasione della tradizionale ‘Festa dei morti’. Aldo mi spiega che, nei paesi a grande vocazione contadina, la festa consiste nella riproduzione dei gesti della vita quotidiana, in maniera amplificata e abbellita, a scopo devozionale.
Aldo è un esempio di talento campano riconosciuto anche fuori dal territorio. La sua associazione, Brio, ha sedi a Benevento, Napoli, Campobasso e Matera e conta soci - soprattutto ricercatori - in diverse parti del mondo. Di origini avellinesi, si è laureato in Lingue e civiltà orientali all’Istituto Orientale di Napoli, dove ha studiato hindi e inglese. Dopo il dottorato in Discipline demo-etno-antropologiche all’Università di Roma la Sapienza, Aldo ha iniziato a collaborare, come docente e ricercatore, con l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e con l’Università di Macerata. Il suo intesse specifico di ricerca è l’Indologia.
“Come ricercatore mi interessa creare la tensione giusta per innescare il dibattito. Lo scopo dell’antropologo è quello di fissare la cultura in quell’esatto momento, fissando allo stesso tempo un punto di riferimento per le persone, che hanno bisogno di riconoscersi”. Anche per questo, l’intento di Aldo è sempre quello di studiare non solo le pratiche, ma anche le persone stesse che le attuano.
Sarebbe importante, per noi come comunità, raccogliere questa proposta. Soprattutto sarebbe opportuno che le nostre istituzioni si attivassero per sostenerla e finanziarla, come strumento di marketing territoriale, ossia di valorizzazione del territorio e delle sue risorse a scopo economico. Nell’ottica di uno sviluppo pienamente sostenibile.