Il 24 settembre di dieci anni fa moriva padre Guglielmo. Figura carismatica quanto riservata di sacerdote e studioso, che ha lasciato un segno nella letteratura a livello internazionale. Il ricordo di...
Bruno Di Venuta jr.
In queste righe voglio ricordare colui che,
oltre ad essere un amico di famiglia ed un vero altavillese, è stato un
grande studioso che ha lasciato un segno indelebile nel mondo culturale europeo.
Padre Guglielmo (al secolo Domenico Di
Agresti) ha fatto il suo ultimo viaggio ad Altavilla il 24 settembre 2001,
accolto da amici e parenti, per raggiungere i suoi genitori, Guglielmo e
Giovanna, sepolti nel cimitero di Altavilla. L’unico “rammarico” di quella
triste giornata e di quanto avvenuto in questo decennio, è che nessuna
istituzione, malgrado il suo grande amore per Altavilla e la sua onestà e
capacità intellettuale, abbia ricordato la sua figura di inestimabile
valore culturale ancora oggi apprezzata nelle sue pubblicazioni presenti nelle
biblioteche di tutto il mondo.
L’amore di Padre Guglielmo per Altavilla si
evince in viaggio virtuale riportato in uno dei suoi scritti: “...Ci si
avvia poi verso l'alto della collina, dove il paese, sornione, sembra poggiare
la sua testa tra il pallido argento degli ulivi e l'intenso verde bottiglia
della sua Chianca, della sua Macchia, della sua Foresta, col suo sonnecchiante
castello attorniato dalle varie chiese, ricordo e storia d'un mondo che fu; ma
anche qui risalta subito, inerpicandosi verso la cima, tutto nuovo quel panoramico
Belvedere, dalle cui finestre l'occhio si sazia, in avanti, d'infinito, verso
il golfo di Salerno e, ancora più oltre, nelle limpide serate estive, verso
Capri, mentre alle spalle si ergono maestosi gli Alburni tinti di azzurro...”
La sua grande delusione e la voglia di fare
qualcosa o lanciare un allarme, traspare già nello scritto del 1992 “Tra
memorie e Desideri”: “… Son via da quarant’anni. Con che diritto posso
ancora parlare di Altavilla? Con un solo diritto, quello del cuore che
vi ho lasciato nel partire: la casa, gli affetti, i volti, quell’aria natìa che
ad ogni ritorno sembra farti ringiovanire. Strappate le radici ad un albero: lo
fate morire; lo potete trapiantare, si abituerà ad altri climi e ad altre
condizioni, ma non può perdere le sue radici se vuol sopravvivere. Queste fanno
parte della sua struttura, del suo modo di vedere, di pensare, di lavorare;
sono parte intrinseca, essenziale della sua persona. Ecco, dunque, ciò
che mi dà il diritto di parlarne – anche dopo quattro decenni di lontananza – e
poiché questo diritto è naturale, perciò fondato sull’amore, diventa anche un
dovere”.
Critico per amore - Una critica forte, ma molto importante, viene
anche mossa nell’analizzare la religiosità e la cultura altavillese.
La religiosità popolare altavillese, legata alle tante chiese e cappelle
votive, alle quali si accorreva per la protezione o per un miracolo, oggi sono
terribilmente abbandonate. Esse “davano l’impressione che tutto il
tessuto altavillese fosse impregnato di religiosità, di soprannaturale, di
richiamo al divino, al trascendente…Nella realtà è inesistente perché priva di
una vera e propria formazione; si ricorre a Dio ed ai Santi solo nel momento
del bisogno. Che incidenza le feste patronali paesane abbiano nella vita
“religiosa”, ossia nella “moralità”, nel rapporto con Dio o nel tessuto della
comunità, crediamo nessuno”.
Dopo aver denunciato l’aspetto
‘festaiolo’ della religione altavillese, diceva: “… Accanto
al vuoto religioso dietro la facciata festaiola, ecco apparire un altro vuoto,
non meno profondo: quello culturale. Volete le prove? Non c’e’ una biblioteca
pubblica funzionante ove poter attingere, non c’è un circolo ove potersi
riunire e discutere di letteratura e di scienza, di arte e di politica, non c’è
un ambiente ove poter mettere a confronto idee ed esigenze, dibattere problemi
ed aspetti, proporre soluzioni, indagare nel passato, con le sue ombre e con le
sue luci per proiettarsi nel futuro. Lo dico con tristezza profonda: la vita
culturale della comunità (non di questo o di quello) è inesistente...Ciò che mi
spinge a parlare così, ad essere persino impietoso nel sottolineare le carenze,
è solo l’amore per la mia terra natìa ed il maggiore amore è dire la verità,
tutta intera. Non ho la ricetta bella e pronta per i suoi mali profondi, perché
tali io li reputo. Avrei tuttavia dei “desiderata da proporre”. Qualcuno forse
attuabile e qualche altro utopistico. Ma visto che esiste una Cooperativa (Cooperativa Rinascita del Calore, ndr), mi son chiesto, perché non suggerire?
Una prima linea riguarda il passato. Tutto un
mondo, durato secoli, nel volgere di pochi anni è pressoché scomparso; qua e là
si trova ancora qualche resto. Bisognerebbe raccogliere il tutto perché non
vada perso, per capire e far capire un tipo di civiltà tutta propria di
Altavilla. Si potrebbe cominciare con una raccolta di fotografie o di schizzi
di strade, di case, di angoli scomparsi…ricordi di persone, ricerche di costumi
e di tutto ciò che han lasciato qualche traccia nel tessuto della vita
cittadina”.
Non vado oltre, mi chiedo solo se oggi, dopo diciannove
anni, ad Altavilla sia cambiato qualcosa! Lo scritto di Padre Guglielmo,
purtroppo è ancora attuale!
La
grande delusione - Il peggiore
soggiorno altavillese di Padre Guglielmo credo sia stato quando negli anni ‘90,
recatosi al Comune di Altavilla, ha incontrato gli amministratori comunali per
comunicare la volontà di donare tutta la sua biblioteca (oltre 5000 volumi
nazionali ed internazionali) alla Biblioteca del Comune di Altavilla. Ebbene
la risposta dell’allora amministrazione fu: “Padre questa donazione ci crea un
grosso problema perché non abbiamo persone e strutture in grado di gestire
questa mole di volumi”. Padre Guglielmo, con il sorriso “di rabbia” ringraziò e
pose le proprie scuse agli amministratori. Oggi, quei volumi sono a Roma,
presso la biblioteca dell’Università LUMSA (Libera Università Maria
Santissima Assunta).
La
grande soddisfazione - Nel mese di
ottobre, anno 2000, la redazione della “Collina degli Ulivi” riceve
il ringraziamento di Padre Vincenzo Barbieri, un padre gesuita di Milano,
deceduto a dicembre 2010, che ha dedicato la sua vita al fianco dei più deboli.
Padre Barbieri scrive: “Padre Guglielmo Di Agresti mi ha portato l’assegno di
Lit. 3.816.000 per l’adozione a distanza di ben sei bambini africani, di cui
mando le foto ed i nomi. Mi ha detto che questa somma è il frutto d’una
colletta fatta in occasione della Festa del Vostro paese, a cui molti di
voi hanno partecipato. Mentre quasi ogni giorno l’opinione pubblica è
frastornata da notizie su stragi di bambini innocenti in seguito a guerre
crudeli anche se non dichiarate, sullo sfruttamento del lavoro minorile, sul
commercio di organi, sula prostituzione infantile, la notizia che persone come
voi si danno da fare per aiutare bambini bisognosi a nutrirsi, andare a scuola,
a crescere onestamente, non può che rischiarare l’orizzonte che altrimenti
rimarrebbe cupo e far ben sperare che tante persone di buona volontà si
uniscano per contrastare il male nel mondo con efficaci opere di bene”. Padre
Guglielmo era ben contento di questa iniziativa che aveva visto l’impegno di
alcuni giovani altavillesi che, in occasione della Festa della Madonna di
Montevergine, erano riusciti ad organizzare una raccolta fondi da utilizzare
nell’aiuto ai più deboli.
Chi è Padre Guglielmo - Padre Domenico Di Agresti nasce ad
Altavilla, in Via Borgo San Martino, da Gugliemo Agresti e Giovanna Molinara.
Frequenta le scuole elementari ad Altavilla e riceve una educazione religiosa dai
Padri vocazionisti e dalle suore altavillesi. Entra nell’ordine domenicano e si
distingue subito per la passione per lo studio e l’amore per la ricerca della
verità. Plurilaureato, ha trascorso la sua vita impegnandosi in ricerche,
soprattutto di carattere storico, su autori di grande respiro nella cultura
italiana e oltre e nell’insegnamento, prima a Firenze e poi a Milano. Ha
pubblicato la “Collana Ricciana” (dodici volumi), 1963-1976, e “Sviluppi
della riforma monastica savonaroliana”, 1980. Tra i suoi saggi più
importanti “Gli scritti inediti di Giovanni Dominici sulle origini
dell'Umanesimo”, Pistoia 1970, “Caterina
de' Ricci. L'esperienza spirituale della Santa di Prato”Prato 2001, “Agiografia
e iconografia. Dalla città al chiostro (2001)”, “Girolamo Savonarola”, 2000.
Volevo evidenziare che la Collana Ricciana è
stata pubblicata dall’editore Leo S. Olschki di Firenze, che pubblica solo scritti molto
selezionati e presenti nelle migliori biblioteche mondiali con opere di riconosciuta
qualità scientifica.
Ha pubblicato inoltre raccolte di poesia,
articoli ed estratti su riviste e quotidiani nazionali; le pubblicazioni si trovano
ancora oggi nei cataloghi Rizzoli, Feltrinelli, Mondadori, Zanichelli. La
sua capacità e la sua bravura hanno avuto un grande apprezzamento e riconoscimento
a livello internazionale e oggi il suo nome è presente nel Dizionario
degli autori italiani contemporanei.
Il
mio grazie a Padre Guglielmo - La mia iniziativa, che parte con questo breve ricordo,
proseguirà in questi mesi con la preparazione di una mostra fotografica sulla
vita e le opere di Padre Guglielmo. Chiederò inoltre l’apporto di associazioni
culturali altavillesi e del Comune per organizzare, nel periodo natalizio,
l’allestimento di una mostra ed un convegno ad Altavilla.